TUSCAN REWIND…La terra toscana di Giacomo Turri…
Inedito racconto per tutti gli appassionati di automobilismo, in particolare di regolarità, la trasferta toscana del pilota Giacomo Turri, navigato per l’occasione da Marco Serafini ovviamente a bordo della mitica Fiat 128.
Una gara vera, dura come nessun’altra di quelle alle quali ho partecipato, ma anche emozionante come nessun’altra: questo il riassunto del Tuscan Rewind, al quale ho partecipato in compagnia di Marco Serafini e della ormai mitica Fiat 128 verde/nera o “Tokyo drift”, come è ormai nota nell’ambiente della regolarità, come promoter della scuderia Progetto MITE. Ma andiamo per gradi.
Il Tuscan Rewind è rally moderno, storico e regolarità sport su terra. Per il rally nulla di strano, lo sterrato è un terreno tipico per queste gare; invece è un’anomalia la regolarità sport, essendo l’unica gara in Italia, e forse in Europa, che si svolge su fondo sterrato.
La preparazione della vettura è iniziata necessariamente qualche settimana prima: paracoppa artigianale (grazie a papà per l’indispensabile supporto tecnico), paraspruzzi anteriori e posteriori e 4 pneumatici da sterrato, seguendo il consiglio di un amico che mi ha sconsigliato di correre con le termiche, vista la durezza del fondo toscano, consiglio rivelatosi poi più che azzeccato. Come succede sempre, la preparazione dell’auto viene ultimata il giorno prima di partire per la Toscana. La mattina di giovedì 23 novembre Marco arriva di buon’ora a casa mia e si parte con la 128 sul carrello alla volta di Montalcino.
Verifiche giovedì pomeriggio presso la Fortezza di Montalcino, location storica stupenda, con alcune bottiglie di vino in bella mostra nella vetrina dell’enoteca; scopro così che una bottiglia di Brunello Castello Banfi del 1961 costa come due 128! Una volta espletate le verifiche tecniche nella piazza antistante la fortezza, ci resta un po’ di tempo per programmare gli strumenti (Digitech Bora 4 e Borino S), dare una prima occhiata al roadbook e partecipare al briefing con il direttore di gara (sì, esistono ancora regolarità sport dove si tiene il briefing), che ci illustra alcune modifiche alle prove speciali e ai controlli orari e che raccomanda ai partecipanti alla parata, che parte in coda alla regolarità sport, di non superare il loro apripista né tantomeno i concorrenti. Fiato sprecato, come spiegherò più avanti.
Ci spostiamo al Castello Banfi dove si tiene l’apericena (che brutto termine), a base di affettati toscani, formaggi e buon vino. Per arrivare al castello si percorrono circa 5 km di sterrato, abbastanza sconnesso. Chiacchierando del più e del meno con i piloti locali, chiedo se anche le prove speciali saranno così sconnesse; mi rispondono che la strada per arrivare al Castello Banfi è come un’autostrada. Cominciamo bene…
Si rientra al nostro b&b a Sant’Angelo in Colle, una passeggiata per il borgo, bellissimo ma deserto già alle 20, e ci mettiamo a correggere i tempi secondo le circolari che ci sono state consegnate. Un’eroica doccia gelata (caldaia dell’appartamento in blocco!) e si va a letto.
Il venerdì ci rechiamo di buon’ora in centro a Montalcino, assistendo alla partenza del rally dal palco; finalmente, alle 11.15 anche noi scendiamo dal palco partenza: ha inizio il nostro Tuscan Rewind!
Dopo un primo trasferimento tranquillo, è la volta della prova speciale di apertura, la Castelgiocondo. I chilometri di sterrato per salire allo start fanno già presagire che sarà dura. Dopo un ritardo dovuto a un incidente nel rally, finalmente il semaforo diventa verde anche per noi e ci lanciamo nella prima prova. L’adrenalina è a mille, la presa di contatto con lo sterrato toscano è veramente dura! Dopo il primo chilometro di prova, ho seriamente dubitato che la 128 sarebbe arrivata intera alla fine: colpi a ogni curva, avvallamenti, sassi in traiettoria, rumori sinistri dalle sospensioni e dal fondo scocca, non sono abituato allo sterrato ed è veramente difficile, anche mentalmente, convincersi che non succederà nulla di irreparabile. La guida su sterrato per me è una novità, cerco di sbagliare meno possibile, di prevedere le reazioni dell’auto e di imparare qualcosa a ogni curva e a ogni frenata. Arriviamo alla fine della PC, c’è il pressostato sebbene l’uscita sia su sterrato, un altro plauso agli organizzatori e ai cronometristi (odio le fotocellule!).
La prima è fatta! La gara prosegue poi con lunghi trasferimenti tra le colline della Val d’Orcia, in buona parte sterrati anche questi, e con le successive due prove speciali, la Badia Ardenga accorciata per problemi di transito di mezzi agricoli, e la Pieve a Salti, sicuramente la più guidata delle prove della prima giornata.
Al primo riordino siamo in testa alla gara, ma la classifica è ancora molto corta. Dopo un veloce buffet in centro a Buonconvento, a base di pizza e focacce, si ritorna in macchina e si ripete il giro delle tre prove, con il sole che scende dietro le colline e che lascia spazio al buio più totale, infatti le strade che percorriamo non sono minimamente illuminate. La PC 4 viene annullata per incidente in prova, ma bisogna comunque percorrere 7 km di sterrato nella tenuta Frescobaldi (ma quanto è grande?) per andare al CO, che comunque va fatto, immersi nella polvere incrociamo tutte le macchine del rally tra cui anche una Lancia Delta Integrale con la ruota anteriore sinistra aperta, che si ferma lungo il trasferimento. Dopo la PC 5, siamo ancora primi. Allo start della PC 6 l’attesa si allunga a causa di uscite di strada in prova, la 128 resta accesa al minimo e non ci accorgiamo che la polvere ha bloccato l’elettroventola, che quindi non parte e causa il surriscaldamento del liquido di raffreddamento del motore. A meno di 2 minuti dal nostro start della prova, vedo del fumo uscire dal lato destro del cofano, butto l’occhio sul termometro dell’acqua… la lancetta segna 130°C! Momento di panico in abitacolo, intanto il cronometrista ci scrive il nostro minuto di partenza della prova… che facciamo? Il fumo aumenta, il capo prova ci segnala che perdiamo copiosamente liquido. Apriamo il riscaldamento dell’abitacolo e decido lo stesso di partire, senza tirare il motore. Dopo un paio di chilometri la temperatura ritorna sotto controllo, ma proseguiamo la Pieve a Salti con cautela, arrivando comunque 2 minuti prima al giallo di fine prova. Con il pensiero al potenziale danno al motore, mi deconcentro e segno un 31 di ritardo. Il CO successivo alla prova è troppo stretto per consentirci di verificare cos’è successo, per cui decidiamo di andare a fare il CO, che riusciamo a prendere per soli 2 minuti (trasferimento tiratissimo con l’ultimo tratto di strada sterrato e stretto), e al riordino della tenuta Caparzo apriamo il cofano: c’è liquido in tutto il vano motore, la vaschetta del recupero è completamente vuota, il livello del radiatore è basso; complessivamente aggiungiamo un litro e mezzo di acqua! Il timore è di aver bruciato la guarnizione della testata, dopo aver consultato telefonicamente il meccanico mangiamo qualcosa al volo al riordino (ottimo), guardando con bramosia i vini (una sofferenza, ma in gara non si beve!) e proviamo a ripartire. Approfittiamo della gentilezza di un’assistenza per spruzzare un po’ di WD40 sulla ventola, che nel frattempo si è messa nuovamente a funzionare, e per soffiare con l’aria compressa il radiatore, dal quale esce una parte della Val d’Orcia sotto forma di polvere!
Si riparte e si va a rifare il terzo giro sulle prove. Nel frattempo, ci accorgiamo che i fari di profondità non funzionano più: le vibrazioni e le botte hanno irrimediabilmente danneggiato il relè. Il dubbio ci assale: riusciremo a terminare la lunga notte del Tuscan Rewind? Percorriamo quindi le PC 7, 8 e 9 con i soli fari normali; purtroppo la PC 9, sempre la famigerata Pieve a Salti, ci riserva ancora un eccessivo ritardo, senza i fari di profondità non sono riuscito a valutare bene la distanza del pressostato, che era a 60-70 metri dal giallo, e sono partito troppo tardi. Addio sogni di vittoria. Dopo aver consegnato la tabella al riordino, ci avviamo per rientrare al nostro b&b (mezz’ora di strada). Al primo distributore di Montalcino, Carcereri ci fa cenno di fermarci e ci troviamo praticamente con tutti i regolaristi a bere qualcosa e a ridere insieme, raccontandoci gli aneddoti della giornata.
Dopo 5 ore di sonno, la mattina siamo pronti a ripartire da Buonconvento e mi rendo conto che la polvere è entrata ovunque, nell’abitacolo e nel baule che è completamente bianco. La PC 10 Torrenieri-Badia-Castiglion del Bosco è la più lunga, oltre 24 km di curve sulle colline; essendo gli ultimi della regolarità, chiediamo al capo prova di distanziare di alcuni minuti le auto della parata, che altrimenti ci avrebbero preso e superato, come avevano già fatto il giorno prima, ignorando le indicazioni del direttore di gara; ci viene risposto che si parte tutti distanziati di un minuto. Come previsto, dopo pochi chilometri le prime auto della parata, in particolare Opel Ascona 400 e Lancia Delta Integrale “Totip”, ci prendono, avendo superato anche il loro apripista; accosto per farli passare, ci superano… ed entrambi danno gas immediatamente, sparando una mitragliata di sassi sul cofano e sul parabrezza della 128, che per miracolo non si rompe. I danni al cofano sono evidenti, vorrei ringraziare pubblicamente questi due imbecilli che hanno lasciato il cervello a casa, ammesso che ne abbiano uno, e vorrei anche esprimere la mia soddisfazione nel vedere che la Delta Totip ha rotto e non è riuscita a portare a termine la parata, peccato invece che l’Ascona sia arrivata. Nonostante l’inevitabile incazzatura, chiudiamo la prova con un 1.
Il recupero su Bacci e Monciatti è ormai impossibile, però stampiamo un 3 sulla PC 11 “La Sesta”; sull’ultima PC, una Delta Integrale Martini della parata ci raggiunge, ma mi piazzo in mezzo alla strada e non la faccio passare fino alla fine, nonostante la sua insistenza… e chiudiamo in bellezza con uno zero! Abbiamo fatto 4 penalità sulle ultime 3 prove!
L’arrivo alla fortezza di Montalcino è spettacolare: transitiamo in mezzo alle moderne del rally e saliamo sul palco, dove festeggiamo con lo spumante un secondo posto assoluto che, se da un lato lascia un po’ di amarezza, dall’altro ci riempie di soddisfazione per aver portato a termine la gara più dura e più epica alla quale abbiamo partecipato. La 128, pur con tutti gli inconvenienti, è riuscita anche in questa impresa, che potrebbe essere l’ultima grazie agli aggiornamenti regolamentari 2018 di ACI Sport.
Gara da fare almeno una volta nella vita, per le emozioni che regala: strade del Sanremo, sterrato, notte, polvere, luoghi meravigliosi, ben organizzata, partenza e premiazioni sul palco con speaker, fotografi e TV, ospitalità di buon livello, clima bellissimo tra i regolaristi. Unico neo: la parata, da eliminare assolutamente, oppure da far partire prima di tutti così non dà fastidio, gli imbecilli di cui sopra hanno rischiato in più occasioni di rovinarci la gara e hanno massacrato la carrozzeria della 128; come sempre, il comportamento di un paio di imbecilli rovina anche le manifestazioni meglio organizzate.
Riportata l’auto a casa, vedo la polvere ovunque, la vernice sui passaruota scrostata dai sassi, i segni sul paracoppa, sento ancora l’odore del liquido refrigerante perso, della benzina, della nostra fatica… è già nostalgia degli sterrati toscani.
Giacomo Turri
Lo staff di Garestoriche.Com ringrazia l’amico Giacomo per il contributo.